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Uno dei problemi emergenti all'indomani delle prime annessioni al Regno d'Italia fu quello delle autonomie locali nella gestione dei servizi d'interesse collettivo, la questione della municipalizzazione, infatti, fu adombrata sin dal 1861 dal Minghetti. I servizi erano erogati ai comuni da gestori privati operanti in regime di monopolio, ciò creava inefficienza nel sistema economico e una situazione di fatto incompatibile con i processi di industrializzazione ed urbanizzazione che si venivano sviluppando nel Paese. Sul piano legislativo la questione fu affrontata per la prima volta nel 1898: la Camera, nel discutere il progetto di legge sul credito comunale e provinciale, approvò un ordine del giorno in cui si invitava il Governo a fornire agli Enti locali le opportunità e i mezzi per assicurare i pubblici servizi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Il 31 ottobre dello stesso anno fu nominata, con decreto ministeriale, una Commissione presieduta dall'on. Luchini, che formulò un primo progetto sulla municipalizzazione ; ma la disciplina per l'assunzione diretta dei servizi e il riscatto delle concessioni vedrà il suo realizzarsi solo nel disegno di legge presentato da Giolitti l'11 marzo 1902, confluito e, dopo un lungo dibattito parlamentare, approvato con legge 29 marzo 1903, n. 103. Il relativo regolamento d'applicazione fu invece adottato con legge 10 marzo 1904, n. 108.
Alla Commissione Reale per il credito comunale e provinciale e la municipalizzazione dei pubblici servizi fu dato il compito di vigilare sulla realizzazione di una diffusa ed uniforme presenza di aziende municipalizzate. L'articolo 11 della legge n. 103 del 1903, dà la composizione della Commissione (che resterà, di base, quella istituita con legge 17 maggio 1900, n. 73, articolo 5, per l'incremento e la regolazione del credito agli Enti Locali) : «E' istituita presso il ministero dell'Interno una Commissione composta da: due consiglieri di Stato il più anziano dei quali fungerà da presidente; un consigliere della Corte dei Conti; un funzionario superiore della Cassa depositi e prestiti; due funzionari superiori del ministero dell'interno; un funzionario superiore del ministero delle finanze; un funzionario del ministero dell'interno, segretario, con voto consultivo.»-, cui saranno aggiunti «due membri del consiglio superiore dei lavori pubblici, un membro del consiglio superiore di sanità e un funzionario superiore del ministero di agricoltura, industria e commercio». Riguardo alle materie di competenza, elencate all'artico 1, esse vanno dalle tasse per l'affissione della pubblicità, alla municipalizzazione di servizi come le tramvie urbane, il gas, l'elettricità e l'acqua. Fu enorme l'impatto di questa legge riguardo all'incremento delle opere pubbliche ed alla creazione di aziende speciali.
Di ausilio alla Commissione erano gli uffici della Direzione generale dell'amministrazione civile del ministero dell'Interno. Tale funzione fu specificata dal Regolamento, approvato con legge 10 marzo 1904, n. 108, al Capo V, articoli 196-202. Proprio quest'ultimo articolo stabiliva che l'ufficio di segreteria della Commissione tenesse separatamente gli atti relativi alla municipalizzazione. Ciò portò alla creazione di un ufficio per la municipalizzazione che vedrà vita più lunga della Commissione stessa. Una fase di stasi, infatti, iniziò con la prima guerra mondiale, poi l'avvento del fascismo portò di nuovo allo sviluppo del fenomeno inverso: la privatizzazione. Le legge 4 febbraio 1923, n. 253 decretò la fine della Commissione reale ed il passaggio delle sue competenze alle Giunte Provinciali Amministrative. Con il testo unico del 1925, n. 2578 si ebbe un riordino della materia ed una semplificazione delle procedure di municipalizzazione, si riconobbero maggiori margini di autonomia agli Enti Locali e soprattutto si operò la modifica dei rapporti di lavoro nelle aziende: da pubblicistici in contrattuali. [a cura di F. Pizzaroni]

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